The Twilight saga - Eclipse
Trama:
Una serie di omicidi, sparizioni e misteriose disgrazie scuote Seattle e minaccia Forks. I Cullen comprendono in fretta che si tratta di un esercito di NeoNati della loro specie: vampiri da poco trasformati, assetati di sangue, violenti e indomabili. Mentre si domanda chi abbia voluto tutto questo e perché, Bella deve anche fronteggiare l'imminenza del diploma e soprattutto della scelta che ha fatto, una scelta irreversibile, decisa per amore di Edward ma osteggiata dal suo migliore amico, Jacob, che ha promesso di lottare fino all'ultimo per farle cambiare idea. La minaccia esterna impone un'alleanza tra vampiri e licantropi, ma della guerra interna al cuore di Bella può decidere solo lei.
È il turno di David Slade. Il britannico entra sulla scena della saga-fenomeno di Twilight con passo sicuro e un teaser d'effetto. Promette azione, brivido, batticuore, al passo con un terzo capitolo denso, che sul fronte cartaceo ha fatto incetta di consensi e che del crepuscolo illumina il lato umano, non quello delle creature che si risvegliano col buio ma quello dell'addio al calore del sole (Bella infatti “saluta” la madre e il padre, in alcune prove di commiato che il film gestisce con buon tatto). Eppure, nonostante le dichiarazioni della sceneggiatrice Melissa Rosenberg, che dice di essersi trovata a dover caricare la prima parte poiché il libro concentrava l'azione solo in vista dell'epilogo, il film - quasi a ragione, poiché il cinema non può e non dev'essere letteratura teletrasportata - mostra in apertura di possedere delle buone carte salvo poi spenderle sbrigativamente, a chiusura di un remunerativo compitino da assolvere con sufficienza.
Non è questione di direzione degli attori, ma i personaggi si sono fossilizzati, quasi involuti: che pena le scene nella radura, tra i fiorellini, che magra apparizione quella dei Volturi. Qualcosa continua a far ridere, come la reticenza sessuale di Edward e la squadra di lotta libera a torso nudo di Jacob e sodali; qualcosa pecca platealmente di giovanilismo (la notte nella tenda, rubata alla fantasia di una tredicenne), qualcos'altro sa invece di stantio, come le back-stories di Jasper e Rosalie in salsa western e gangster-movie, facili incursioni nel repertorio.
È il problema del pacchetto nell'insieme, che al di là del vegetarianesimo dei protagonisti e del loro luccicare sovrannaturale, non trova un vero scarto e si lascia sorpassare allegramente dalle variazioni televisive sul tema, ma è anche un problema interno a Eclipse , che ha il merito di lasciarsi indietro la tappa zoppa di New Moon, ma in fondo abbaia e non morde.
Una serie di omicidi, sparizioni e misteriose disgrazie scuote Seattle e minaccia Forks. I Cullen comprendono in fretta che si tratta di un esercito di NeoNati della loro specie: vampiri da poco trasformati, assetati di sangue, violenti e indomabili. Mentre si domanda chi abbia voluto tutto questo e perché, Bella deve anche fronteggiare l'imminenza del diploma e soprattutto della scelta che ha fatto, una scelta irreversibile, decisa per amore di Edward ma osteggiata dal suo migliore amico, Jacob, che ha promesso di lottare fino all'ultimo per farle cambiare idea. La minaccia esterna impone un'alleanza tra vampiri e licantropi, ma della guerra interna al cuore di Bella può decidere solo lei.
È il turno di David Slade. Il britannico entra sulla scena della saga-fenomeno di Twilight con passo sicuro e un teaser d'effetto. Promette azione, brivido, batticuore, al passo con un terzo capitolo denso, che sul fronte cartaceo ha fatto incetta di consensi e che del crepuscolo illumina il lato umano, non quello delle creature che si risvegliano col buio ma quello dell'addio al calore del sole (Bella infatti “saluta” la madre e il padre, in alcune prove di commiato che il film gestisce con buon tatto). Eppure, nonostante le dichiarazioni della sceneggiatrice Melissa Rosenberg, che dice di essersi trovata a dover caricare la prima parte poiché il libro concentrava l'azione solo in vista dell'epilogo, il film - quasi a ragione, poiché il cinema non può e non dev'essere letteratura teletrasportata - mostra in apertura di possedere delle buone carte salvo poi spenderle sbrigativamente, a chiusura di un remunerativo compitino da assolvere con sufficienza.
Non è questione di direzione degli attori, ma i personaggi si sono fossilizzati, quasi involuti: che pena le scene nella radura, tra i fiorellini, che magra apparizione quella dei Volturi. Qualcosa continua a far ridere, come la reticenza sessuale di Edward e la squadra di lotta libera a torso nudo di Jacob e sodali; qualcosa pecca platealmente di giovanilismo (la notte nella tenda, rubata alla fantasia di una tredicenne), qualcos'altro sa invece di stantio, come le back-stories di Jasper e Rosalie in salsa western e gangster-movie, facili incursioni nel repertorio.
È il problema del pacchetto nell'insieme, che al di là del vegetarianesimo dei protagonisti e del loro luccicare sovrannaturale, non trova un vero scarto e si lascia sorpassare allegramente dalle variazioni televisive sul tema, ma è anche un problema interno a Eclipse , che ha il merito di lasciarsi indietro la tappa zoppa di New Moon, ma in fondo abbaia e non morde.