Nightmare



Trama:
Freddy Krueger è stato uno dei mostri di punta dell’horror cinematografico degli anni Ottanta e Novanta. Dall’esordio in Nightmare - Dal profondo della notte di Wes Craven alla postilla semi ironica di Freddy vs. Jason, passando attraverso una serie di film spesso non banali, ha rappresentato un’icona dei tempi e un’aggiunta di considerevole impatto al panorama dei mostri di celluloide. Film molto influente, quello di Craven, oltre a generare una serie, ha stimolato epigoni e imitatori di vario genere. Ora arriva un remake, diretto da Samuel Bayer, con la non nascosta intenzione di generare una nuova serie. La storia ricalca, con diverse variazioni, quella originale.
Dean, uno studente, sta avendo strani incubi. Ne ha parlato con uno specialista che ritiene tutto nasca da quello che gli è successo da piccolo. La sua fidanzata Kris lo tranquillizza: in fondo sono solo incubi. Dean però crede che siano reali e, sotto gli occhi increduli di Nancy, sembra tagliarsi la gola da solo. Ma a tagliargliela è l’uomo nero dei suoi incubi, Freddy Krueger. Nancy, amica di Dean, crede di sapere di cosa si tratti, ma i suoi amici non vogliono sentirne parlare. C’è qualcosa di misterioso nel loro passato, qualcosa che non ricordano e che i loro genitori, interrogati, negano. Un altro del gruppo, Jesse, è testimone della truculenta morte di Kris durante un incubo ed è accusato dell’omicidio. Rinchiuso in cella, viene a sua volta macellato da Krueger mentre dorme. Nancy e il suo amico Quentin, gli ultimi rimasti, sanno che devono fare qualcosa se vogliono evitare di essere i prossimi della lista.
Sarebbe onesto giudicare il film per i suoi meriti o demeriti e non in rapporto a un classico del quale ha “osato” essere il remake. Ma non è facile evitare i confronti. Perciò, meglio dire subito che il film di Bayer è chiaramente inferiore a quello di Craven, ma, preso in se stesso per quello che vale, fornisce un adeguato intrattenimento e qualche piccola qualità spettacolare ce l’ha.
Bayer ha un consistente background nei videoclip musicali: questo è il suo esordio nella regia di un lungometraggio. Si occupa con attenzione della parte visuale, ottenendo risultati accettabili (niente di trascendentale, comunque), ma trascura di curare la direzione degli attori, che sembrano abbandonati a loro stessi e ai loro tic da accademia drammatica. Diversamente dal film di Craven, i giovani protagonisti non sono convincenti, non sono credibili come studenti in difficoltà di fronte a un dramma troppo grande e complesso: la recitazione resta sempre esteriore e approssimativa. L’unico che - pur tra le carenze di approfondimento caratteriale della sceneggiatura - riesce a dare corpo al suo personaggio è Kyle Gallner, già visto in un piccolo ruolo in Jennifer’s Body. L’altro punto debole del film, ma era messo in conto in partenza, è Freddy Krueger. Troppo notevole era stata la caratterizzazione operata da Robert Englund per sperare di eguagliarla. Jackie Earle Haley non ci va neanche vicino, però, dando di Krueger un ritratto generico e banale. Cappellaccio, maglione e artigli sono gli stessi, il resto no.
Resta la forza del concetto di base, che funziona ancora, soprattutto per le nuove generazioni che non hanno visto l’originale. Restano anche un’accettabile gestione della storia e una discreta costruzione della suspense che porta a un finale nel quale finalmente si scatena un po’ di quella fantasia morbosa caratteristica della serie. Più che a Bayer, piuttosto impersonale, il film sembra quindi appartenere al produttore Michael Bay, di certo non una garanzia di sottigliezza.